14 Aprile 2025

Coaching Ontologico: il metodo per la trasformazione personale e una vita più felice

Hai mai sentito di voler cambiare la tua vita o anche solo un certo aspetto, ma di non riuscire a trovare la chiave giusta per sbloccare quel cambiamento? Il Coaching Ontologico è un percorso di trasformazione personale che ti permette di esplorare chi sei veramente e di riscrivere la tua storia, utilizzando strumenti che vanno ben oltre la semplice motivazione.

A differenza di altre forme di coaching, il Coaching Ontologico si basa su un principio fondamentale: per cambiare i risultati nella tua vita, devi prima trasformare il tuo modo di Essere e di osservare la realtà (che tecnicamente si chiama il tuo “Osservatore”). Questo approccio, nato dalla fusione tra filosofia, biologia e linguistica, si concentra su tre elementi essenziali: linguaggio, emozioni e corpo.

Oggi ti racconterò cos'è il Coaching Ontologico, come funziona un percorso di coaching e quali benefici può portarti nella vita personale e professionale.

Perché a me, ha cambiato la vita, come donna e come madre.


Che cos’è il Coaching Ontologico?

Il Coaching Ontologico Trasformazionale è una disciplina che si focalizza sull’Essere e non solo sul Fare. "Ontologico" deriva dal greco ontos, che significa "Essere": questo tipo di coaching lavora sulla trasformazione della persona partendo dal modo in cui osserva se stessa e il mondo (dal suo “Osservatore”).

A differenza di un life coach generico o di un consulente motivazionale, il Coach Ontologico Professionale non fornisce soluzioni preconfezionate, né si concentra esclusivamente sugli obiettivi da raggiungere. Il suo ruolo è aiutare il coachee a esplorare e ampliare il proprio modo di pensare, sentire e agire, affinché il cambiamento diventi duraturo e significativo.

Figo, no?

Il Coaching Ontologico si basa su una visione sistemica: non possiamo ottenere nuovi risultati continuando a essere lo stesso tipo di osservatore della realtà. Per cambiare la nostra vita, dobbiamo prima cambiare il nostro modo di essere.

‘Na cosetta, insomma, come diceva Einsten..

Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati.” (A. Einstein)


Le tre sfere del Coaching Ontologico

Uno dei concetti chiave del Coaching Ontologico è l’integrazione di tre sfere fondamentali: linguaggio, emozioni e corpo. La loro intersezione crea l’Osservatore (Coherencia) che siamo in una data situazione ed è il punto di partenza nel nostro processo di trasformazione personale.

N.B. Noi siamo Osservatori diversi in situazioni diverse o con persone diverse.


Linguaggio: le parole creano la realtà

Secondo la filosofia del Coaching Ontologico, il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma uno strumento di creazione della realtà. Le parole che usiamo determinano il modo in cui percepiamo il mondo e le possibilità che il nostro Osservatore vede davanti a sé.

Sembra un concetto astratto e filosofico, ma ha degli effetti decisamente pratici..

💡 Esempio pratico
Ad esempio, se dici a te stessa "Non sono brava a cantare", creerai una realtà in cui questa affermazione è vera, bloccandoti nel tuo percorso di crescita, senza nemmeno provare a fare un corso di canto.
Diverso è dire: “Finora non sono mai riuscito a cantare intonata”, che ti permette di valutare la possibilità di imparare a cantare in futuro.


Emozioni: il potere della trasformazione interiore

A differenza di quanto la cultura illuministica ci ha insegnato, le emozioni influenzano il nostro comportamento più di quanto pensiamo. In particolare, non esiste nessuna azione che compiamo (o non compiamo) che non sia mossa da un’emozione. Dal momento che, però, non abbiamo ricevuto un’educazione emozionale, quello che spesso succede è che non siamo in grado di riconoscere o dare un nome preciso alle emozioni che proviamo.

Il Coaching Ontologico ci aiuta a riconoscere e trasformare le emozioni che ci condizionano in una data situazione e non ci permettono di raggiungere il risultato che vogliamo.

Molti blocchi emotivi derivano da esperienze passate, dall’educazione ricevuta o anche dalla cultura stessa in cui siamo cresciuti. Attraverso il coaching, si impara a identificare e rielaborare le emozioni in modo costruttivo, liberandosi da schemi limitanti e obsoleti per noi e per il nostro Osservatore.

(sospiro di sollievo)

💡 Esempio pratico
Se da piccola ho vissuto in un clima familiare di violenza (anche solo verbale), la mia relazione con la rabbia e le mie modalità di arrabbiarmi (o di ingoiare la rabbia) ne sono state condizionate. Come madre, anche se non voglio replicare un clima di grida in casa, continuerò a fare lo stesso o, viceversa, invece di arrabbiarmi ammutolisco, ma non sono in grado di porre limiti sani. Nel Coaching Ontologico non entriamo nell’ambito terapeutico dei vissuti infantili (se serve, per quello, è opportuno rivolgersi ad un terapeuta), ma impariamo a relazionarci in maniera diversa con l’emozione ed esploriamo modalità diverse possibili per esprimerla a favore del nostro benessere.

👉In questo articolo trovi un approfondimento sugli Errori da Evitare per gestire la Rabbia con tuo figlio


Corpo: il linguaggio non verbale della trasformazione

Il corpo non mente. Ogni nostra emozione e il nostro Essere in generale si manifestano fisicamente: nella postura, nel respiro, nella tensione dei muscoli. Imparare ad osservare il nostro corpo (o meglio, il corpo del nostro Osservatore) in una data situazione è fondamentale per riconoscere il punto di partenza per il nostro cambiamento.

💡 Esempio pratico
Se voglio ottenere un aumento dal mio capo e a livello di pensiero so di meritarlo, ma quando entro nel suo ufficio abbasso lo sguardo, incrocio le braccia, la mia voce diventa incerta, il mio corpo sta trasmettendo un altro messaggio: voglio nascondermi. In una sessione di coaching ontologico, quindi, andremo ad osservare cosa fa sì che di fronte ad un’autorità o all’argomento denaro si attivi in me il corpo della paura o della vergogna e lavoreremo per sciogliere quel nodo.

Io amo moltissimo lavorare attraverso il Corpo perché a me ha permesso di rendermi conto di cose che non ero riuscita a vedere per molti anni (o per una vita).

Per questo, utilizzo l’osservazione del corpo in diversi momenti di una sessione di Coaching Ontologico:

  • nel momento dell’Osservazione del Coachee
  • nel momento di Individuazione della caratteristica che il Coachee ha bisogno di allenare per trasformarsi
  • per la “pratica a casa”, il piccolo esercizio quotidiano che serve al Coachee per allenare e integrare la caratteristica che gli permetterà la trasformazione.

Meraviglioso, no?

PS: qui trovi di più su come io personalizzo il Coaching Ontologico nelle sessioni e come si svolge una sessione con me..😊

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