Uno dei “dolori” che accomuna la maggior parte di noi mamme è sicuramente quello di non riuscire a gestire la rabbia con gli esseri che più amiamo al mondo: i nostri figli. Tanto più che, rispetto alla generazione dei nostri genitori, siamo bombardate di informazioni, dati, studi che ci mettono in guardia sugli effetti negativi dell’uso della “violenza”, anche solo verbale, sullo sviluppo dei nostri bambini e sulla nostra relazione con loro.
Quindi, oltre a non riuscire a gestire la rabbia come vorremmo, ci sentiamo anche in colpa. La domanda che ci affligge è: “Perché mi arrabbio sempre con i miei figli?”.
È per questo che un intero pilastro del mio Metodo per Mamme No Stress è dedicato alla gestione delle emozioni ed oggi in particolare ti dirò quali sono i 3 errori da evitare per imparare a gestire la rabbia con tuo figlio nel lungo termine.
Prima di tutto, però, ci tengo a tranquillizzarti: non c’è nulla di sbagliato nell’arrabbiarti con i tuoi figli. Questo perché la rabbia, come ogni emozione, si attiva con una funzione specifica al servizio del nostro benessere, indipendentemente da quanto bene vogliamo alle persone coinvolte.
Secondo il Dynamic Emotional Integration Model della ricercatrice di fama mondiale Karla McLaren su cui mi sono formata, la funzione della rabbia è quella di “proteggere i nostri confini” e quindi i nostri bisogni, la nostra identità, il nostro Essere. Si attiva, quindi, ogni volta che li sentiamo minacciati, mandando il messaggio che è necessario fare qualcosa per proteggerli.
Ascoltare la rabbia, invece che soffocarla, è quindi fondamentale per il nostro benessere o addirittura sopravvivenza, nei casi più estremi.
Anche se culturalmente ci hanno insegnato che gestire la rabbia vuol dire soffocarla o “calmarla” (in certi casi, prima "sfogandosi", ma sempre con l’obiettivo finale di eliminarla), questo non è il sistema migliore per gestire la rabbia a lungo termine.
Sicuramente è opportuno conoscere alcune tecniche per calmare la rabbia nei suoi picchi di intensità nell’immediato, ma questo è insufficiente a garantire che non ricapiterà più nel medio e lungo termine (se non addirittura nel breve).
L’approccio del Dynamic Emotional Integration Model che utilizziamo permette di acquisire una “terza via” (oltre il reprimere e lo sfogare) che è imparare ad ascoltare la rabbia, quando ancora ci parla ad una intensità lieve.
Ecco quindi i 3 errori da evitare che ti daranno una pista per capire come lavorare sulla gestione della rabbia efficacemente:
Culturalmente abbiamo imparato che la rabbia è sempre provocata dall’azione o il comportamento di qualcuno. Quando noi stesse eravamo bambine, quante volte ci hanno detto: “Non mi fare arrabbiare!” o “Se fai così, mi arrabbio!”? Infinite volte. Eppure, non è così. La rabbia non nasce da una situazione esterna a noi, ma nasce dall’interpretazione che noi facciamo della situazione esterna. Quindi, non eravamo noi a far arrabbiare la mamma (o il papà, la maestra, ecc…), ma l’interpretazione che lei faceva del nostro gesto (es. mia figlia ha rotto un bicchiere e la mia interpretazione è che non sta mai attenta e non mi ascolta abbastanza: questo mi fa arrabbiare, non il bicchiere rotto!).
Allenati a distinguere i fatti (mia figlia ha rotto un bicchiere), dall’interpretazione che ne fai (non è attenta e non mi ascolta abbastanza), riconoscendo che l’interpretazione parla di te e non della situazione (ho il dubbio che la mia voce non sia ascoltata?).
Non provare mai rabbia o minimizzare quando la sentiamo è un comportamento estremo rispetto alla gestione della rabbia tanto quanto quello della mamma (o la persona) che si arrabbia tutto il tempo: in entrambi i casi non stiamo ascoltando il messaggio della rabbia. Gestire la rabbia in maniera sana significa poter intercettare il suo messaggio quando la rabbia inizia a manifestarsi (inizialmente, sotto forma di nervosismo, insofferenza, fastidio rispetto a qualcosa o qualcuno) e non calmarsi e distrarsi per non sentirla.
Chiaramente, invece, calmarti e distrarti ti servirà se non hai ascoltato la rabbia per molto tempo e sei già arrivata ad un picco di rabbia. In quel caso, prima cercherai di calmarti per non aggredire tuo figlio e solo dopo ti chiederai: “Quale mio bisogno è minacciato in questo momento che fa attivare la rabbia per difendermi?”.
Quando inizi a sentire un nervosismo, un fastidio in una certa situazione (livello lieve di rabbia), chiediti: “Quale mio bisogno è minacciato in questo momento che fa attivare la rabbia per difendermi?”. A quel punto, prenditi cura di soddisfare quel bisogno.
ESEMPIO.
Mia figlia ha rotto un bicchiere (fatto) e la mia interpretazione è che lei non è attenta e non mi ascolta abbastanza (interpretazione che attiva la rabbia).
Il bisogno che è minacciato è: il bisogno di sentirmi ascoltata.
Come me ne posso prendere cura? Posso essere io la prima ad ascoltarmi e ogni giorno mi fermerò 1 minuto della mia giornata per chiedermi di che cosa ho bisogno io.
Ormai abbiamo capito, quindi, che la funzione della rabbia è quella di proteggere i nostri bisogni e il nostro benessere per cui riuscire a provare rabbia tutti i giorni, intercettandola nei suoi livelli di intensità lieve, è garanzia di un perfetto stato di benessere e non qualcosa di sbagliato.
Dietro una rabbia frequente si celano sempre dei nostri bisogni non soddisfatti e imparare a capire quali sono è fondamentale per gestire la rabbia, ma soprattutto per stare meglio noi e chi ci sta intorno.
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"La cosa più bella al mondo è vedere un bambino crescere felice e sapere che tu hai contribuito a questo." — Helen Keller
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