Ti sei mai chiesta come gestire la rabbia con tuo figlio e perché ti arrabbi con lui? Ti è mai capitato di esplodere e poi sentirti sopraffatta dal senso di colpa?
Se anche a te queste frasi suonano familiari, sappi che non sei sola. Essere mamma non è facile se non hai strumenti di gestione emozionale e, a noi, nessuno li ha mai dati da piccole. Erano altri tempi e ogni generazione fa il meglio che può.
La buona notizia, però, è che oggi, come madri, possiamo imparare a gestire queste emozioni senza sentirci sopraffatte e, anzi, imparare a vederle come al servizio del nostro benessere.
Il Coaching Ontologico ci dà strumenti molto utili in questo senso e oggi ne vediamo alcuni, in particolare per scoprire perché nasce la rabbia.
“Chiunque può arrabbiarsi — questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, nella misura giusta, al momento giusto, per lo scopo giusto e nel modo giusto — questo non è facile.”
— Aristotele
Prima di tutto, come tutte le emozioni, la rabbia non è né giusta né sbagliata. È semplicemente un segnale che ci vuole comunicare qualcosa.È per questo che per imparare a gestire la rabbia in modo sano, la chiave non è reprimerla, ma ascoltarla e capire cosa sta cercando di dirci.
Il primo passo è senz’altro capire perché nasce la rabbia e uno strumento che mi è sempre molto utile per questo è il Triangolo magico delle emozioni:
Il FATTO è l’evento e la situazione che si verifica esternamente a me e che è oggettivamente misurabile.
Es.: dico a mio figlio di mettersi le scarpe per uscire e lui non lo fa.
Al FATTO, segue la MIA INTERPRETAZIONE dell’evento, che è soggettiva, ossia dipende da me.
Es. : Ho detto a mio figlio di mettersi le scarpe e non lo fa perchè non mi ascolta mai!
L’EMOZIONE (in questo caso della Rabbia) nasce dalla mia interpretazione del fatto e non dal fatto in sé.
Es.: Reputo ingiusto che mio figlio non mi ascolti mai e per questo mi arrabbio.
In base all’EMOZIONE che si attiva, compio (o non compio) un certo tipo di AZIONI.
Es.: Provo Rabbia, per cui sono predisposta ad “aggredire”.
Di fronte allo stesso FATTO oggettivo, INTERPRETAZIONI DIFFERENTI attivano EMOZIONI DIFFERENTI e portano ad AGIRE DIVERSAMENTE.
SCENARIO 1:
- Fatto: dico a mio figlio di mettersi le scarpe per uscire e lui non lo fa.
- Interpretazione: "Non mi ascolta mai!"
- Emozione: rabbia (percepisco l’ingiustizia della situazione).
- Azione: alzo la voce e lo obbligo a mettersi le scarpe.
- Effetto: lui mi guarda piangendo, io mi sento in colpa.
SCENARIO 2:
- Fatto: dico a mio figlio di mettersi le scarpe e lui non lo fa.
- Interpretazione alternativa: "Sta finendo un disegno che per lui è importante."
- Emozione: empatia.
- Azione: gli chiedo se vuole finire il disegno e intanto gli metto le scarpe io.
- Effetto: lui è felice perché si è sentito ascoltato, io sono soddisfatta perché siamo pronti per uscire senza conflitti.
All’inizio, per me, la cosa più difficile è stata proprio questa: imparare a distinguere il fatto dall’interpretazione. Per anni ho pensato che “mio figlio non mi ascolta” fosse un dato oggettivo, mentre in realtà era una mia interpretazione.
Quando ho capito che potevo cambiare la mia lettura della situazione, mi sono sentita sollevata. Non dovevo più aspettare che fosse lui a cambiare: il potere di trasformare la situazione era nelle mie mani.
Un esercizio per gestire la rabbia che puoi cominciare a fare è quello di allenarti a separare i fatti dalle tue interpretazioni.
Di fronte ad una situazione “che ti fa arrabbiare”, chiediti:
“Non possiamo controllare ciò che accade fuori, ma possiamo scegliere come reagire. È lì che inizia la vera libertà.”
— Anonimo
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